
Verso una società del sapere.
La lunga storia del genere umano è costellata da un’avvicendarsi di periodi bui e calamitosi con successive fasi di grande crescita. La peste Antonina, insieme alle distruttive ideologie egualitarie venute dall’Oriente nel corso di quei secoli, determinarono le condizioni di degrado che diedero luogo alla tragica caduta dell’Impero Romano di Occidente ed alla successiva, lunga stagione di distruzioni, saccheggi barbarici, oscurantismo, perdita di immensi patrimoni artistici, culturali e di civiltà giuridica.
Le terribili pestilenze dei secoli quattordicesimo e quindicesimo, con le loro drammatiche conseguenze, avviarono un successivo periodo denso di nuovi entusiasmi, che inaugurarono la straordinaria stagione del rinascimento, ricca di spunti artistici innovativi e foriera di importanti scoperte scientifiche, insieme alla conquista di un nuovo mondo, dove esportare la civiltà. Anche le grandi rivoluzioni settecentesche, insieme ad episodi di violenza probabilmente inevitabili, nonché alle guerre ed ai loro orrori, determinarono le condizioni per un nuovo, grande rilancio culturale, scientifico ed artistico ed innescarono la rivoluzione industriale, che ha, sia pure tra contraddizioni ed a volte drammatici conflitti, caratterizzato due secoli.
Oggi è indiscutibile che siamo di fronte ad una necessaria svolta. La democrazia liberale, come era stata disegnata dal pensiero illuminista, è in crisi e si fanno strada forme di autoritarismo regressivo e pericoloso per l’equilibrio della pace. Ad una industria matura, che va verso una inevitabile obsolescenza, si è sostituita un’economia fondata sulla finanza, pericolosamente concentrata in poche mani, che domina di fatto una politica debole. La pandemia in atto certamente ci deprime, ma imporrà una vigorosa reazione, che non potrà essere priva della necessaria ambizione di alimentarsi di una rinnovata visione del futuro. In primo luogo la politica, che in questi ultimi decenni è morta, ha la necessità di risorgere dalle sue ceneri, spazzando via gli abusivi che, specialmente in Italia, ma non soltanto, occupano posizioni di alta responsabilità per le quali non sono adeguati, e lo dimostrano ogni giorno.
Dobbiamo prepararci ad una rivoluzione totale, schiacciando il malefico virus che ci sta condizionando ed insieme dimostrare che il genio dell’uomo gli è superiore, oltre che capace di ripensare completamente il futuro assetto della società, recuperando quanto di valido deriva dalla esperienza dello straordinario progresso della società occidentale, registrato durante il ventesimo secolo.
Bisogna cominciare dalla rivalutazione dei valori della democrazia rappresentativa, che è stata la più grande conquista in campo politico della lunga storia dell’umanità, ma contemporaneamente è necessario scommettere sui prodigi della scienza dell’era del digitale, che impone il completo rinnovamento della visione strategica di una moderna società fondata sul sapere. Negli ultimi decenni, come se la continua evoluzione del pensiero si fosse fermata, siamo sprofondati in una perversa logica di consumismo esasperato, nel declino della società industriale, divenendo quindi schiavi di una finanziarizzazione dell’economia, che si è andata distaccando dalla realtà ed ha rinunciato alla creatività, con la complicità di molti Governi inadeguati. Questo ha prodotto enormi ingiustizie ed ha creato, da una parte nuovi imperi intrisi di cinismo e, dall’altra altrettanto pericolose emarginazioni sociali.
Il primo obiettivo è quindi quello di imporre regole per una inedita, ma urgente forma di democrazia finanziaria, stabilendo che non può essere consentito a chi, pure col merito del proprio ingegno, ha scoperto un prodotto informatico, di produrre ricchezza per se stesso all’infinito. Secondo la felice intuizione di John Maynard Keynes si deve pervenire ad un ordine mondiale, che limiti l’espansione di tali patrimoni, tassando adeguatamente i profitti ed evitando la fuga nei paradisi fiscali, nonché imponendo regole ferree per garantire la effettiva concorrenza globale, almeno all’interno del mondo occidentale.
Bisogna pensare ad una società in cui l’ascensore sociale restituisca a tutti la speranza di salire al gradino più alto, senza eliminare le differenze, ma stimolando la crescita, che non può non essere innanzi tutto culturale e scientifica. Se il lavoro manuale diminuisce, deve crescere quello intellettuale ed essere sempre più qualificato. Bisogna smontare la errata convinzione che la competizione sul terreno della preparazione sia corrosiva, perché fondata sull’individualismo e quindi moralmente fonte di disuguaglianze. Una società che si appiattisca cercando di cancellarle, e ne abbiamo avuto la dimostrazione nello scorso secolo attraverso il socialismo reale, si impoverisce e si avvia verso una inesorabile decadenza. Coloro i quali, in nome di un egualitarismo regressivo, contestano le società fondate sulla formazione di eccellenza, perché sovente riservata ai figli delle classi più abbienti, sono in errore. Il primo compito degli Stati deve pertanto essere quello di facilitare a tutti l’accesso ai più elevati livelli del sapere, non smettendo mai di avere l’ambizione di raggiungere sempre nuovi traguardi culturali e di istruzione e per un numero sempre maggiore di individui, che hanno tutti il diritto di aspirare ad arrivare più in alto. Sarebbe pericolosissimo far credere alle nuove generazioni che l’istruzione superiore è inutile o riservata soltanto ad una classe sociale. Significherebbe precipitare in un nuovo feudalesimo regressivo e di corto respiro, non compatibile con una società competitiva. In molti Paesi asiatici sembra essere stata compresa l’importanza della conoscenza e si registra in percentuale il maggior numero di laureati al mondo. L’Italia e l’Europa, dopo aver perso competitività e ricchezza, insieme a molti punti di PIL, devono dimostrare fiducia in un nuovo individualismo, inteso come aristocrazia cognitiva e ricchezza morale dei popoli, inventando un moderno capitalismo, non semplicemente feudale ed ereditario, ma fondato sulla genialità, che non ci manca, e sulla conoscenza. Questa è la vera, grande Rivoluzione Liberale del domani, che passa inevitabilmente da una profonda bonifica del territorio della politica, oggi inquinato da avventurieri, pirati, analfabeti, irresponsabili. Quindi, la salute, si, è importante, ma, se vorremo e sapremo investire bene i fondi del New Generation EU ed i tanti altri che saranno necessari, bisogna destinarli principalmente ad istruzione, formazione, cultura, scienza ed ambiente, per assicurare le migliori condizioni reali di crescita nella libertà.