
Valéry Giscard d’ Estaing nei ricordi di Nicola Fortuna
Valéry Giscard d’ Estaing ricordo di un grande Presidente e degli anni giscardiani.
Ero un giovane uomo d’ affari allora che viveva in Francia con l’ ambizione di promuovere le imprese di famiglia dalla Spagna e dall’ Italia.
Era la Francia della fine del gollismo, affidata a Georges Pompidou ex-banchiere dei Rotschild che l’ amministrava con saggezza e lungimiranza avendo dato le Finanze a VGE uscito dall’ ENA e da Sciences Po.
E Valéry Giscard d’ Estaing nobiluomo di quella provincia ( l’ Alvernia ) e poi Deputato Sindaco di Chamalières ridente località di villeggiatura a due passi da Clérmont Ferrand cioè dalla Michelin, si presentò alle elezioni presidenziali del 1974 contro François Mitterrand promettendo il cambiamento cioè le changement.
Apriva a tutte le classi sociali, andava a pranzo dalla gente semplice e poco fortunata, parlava con tutti e prometteva la relance cioè di fare produrre ricchezza e non dividere la povertà.
E tutti noi un po’ rampanti, un po’ pieni di idee nuove e di voglia di fare ci credevamo.
Era quella la Francia conservatrice e profonda dove non vi erano telefoni con teleselezione agli angoli delle vie, di autostrade neanche a parlarne, se non le poche esistenti ( da Ventimiglia al confine spagnolo solo 40 km) e le ferrovie avevano ancora tratti con l’elettrificazione a terza rotaia.
Giscard fu eletto e credemmo in lui e gradatamente, ma con continuità, avendo a fianco anche Ministri del calibro di Simone Veil (Salute Pubblica) e Raymond Barre come Primo Ministro, tutti spudoratamente liberali, cambiò il Paese.
VGE era un liberale cattolico, ma la sua fede non gli impedì di fare approvare la legge per lo scioglimento consensuale del Matrimonio e soprattutto la legge per l’ interruzione volontaria di Gravidanza.
E riaprì un rapporto molto stretto con la Germania egli che figlio di un alto funzionario francese era nato a Coblenza e soprattutto, oltre a liberalizzare e svecchiare l’Esagono coltivò da sempre un ideale da portare innanzi ad ogni costo.. l’ integrazione europea forse certamente non federale, ma diede un forte impulso alla costruzione di un’ Europa forte con una brigata franco-tedesca in risposta alla CED bocciata anzitempo dai socialisti di Pierre Mendès-France e l’ aiuto per seppellire definitivamente le guerre con il Reich tedesco dal 1870 a Sédan fino allo sbarco in Normandia del 6 giugno 1944.
Insomma un grande europeo oltrechè un grande Presidente francese.
L’ ultima sua illusione fu la Costituzione Europea di un’ Europa forte e autosufficiente che potesse parlare da pari a pari con gli USA, la Russia e la Cina e i francesi non lo supportarono a dovere.
Ma questa è altra storia.
Adieu Monsieur le Président.
Da parte di un giscardiano d’ Italia che si ricorda delle tue corse sul boulevard Périphérique di Parigi à 6 heures du matin en plein été.
di Nicola FORTUNA – segretario nazionale del PLI –