Una tragica settimana

Quella appena trascorsa è stata una delle settimane più terribili degli ultimi anni. Era iniziata con la notizia della brutale repressione dell’aviazione e dell’artiglieria di Gheddafi nei confronti dei ribelli, che avevano liberato gran parte della Libia. Ogni giorno apprendiamo con grande sofferenza della progressiva riconquista con la forza di territori, precedentemente in mano ai rivoltosi, con gravi perdite sul campo. Il mondo Occidentale appare ancora incerto su un proprio eventuale intervento, peraltro comprensibilmente dopo la drammatica esperienza dell’Iraq, anche semplicemente stabilendo una no fly zone. Intanto il dittatore fa strage di giovani rivoluzionari, che sognavano di andare incontro alla libertà, invece si trovano a fare i conti con la morte. Speriamo di non dover assistere alla capitolazione di Bengasi ed alla sconfitta di una rivoluzione nata intorno a tanta speranza ed alla quale ci siamo sentiti molto vicini.

Le spaventose notizie venute dal Giappone, investito dal più violento terremoto dell’era moderna, con immagini terribili, ancora più devastanti di quelle del giorno di Santo Stefano del 2004 in Indonesia e Tailandia o di quelle di Tahiti o del tornado che distrusse New Orleans, ci hanno sconvolto. Siamo altrettanto rimasti ammirati dalla dignità di questo popolo gentile, disciplinato, ingegnoso, laborioso, che pur così duramente colpito, ha reagito con straordinaria dignità. Adesso, come a Tahiti, l’epidemia di colera ha aggravato ulteriormente la già disperata situazione del dopo terremoto, in Giappone, il pericolo di contaminazione nucleare, che ci auguriamo possa essere circoscritto e dominato, ci turba profondamente. Sono stato in Giappone pochissimo tempo fa.

Non lo conoscevo, anzi avevo una idea stereotipata, che forse discendeva dai film di guerra americani degli anni sessanta, che la realtà ha subito smentito. Sono ritornato entusiasta per aver conosciuto una grande civiltà, fondata sul rispetto del prossimo, delle regole, del vivere comune, con un senso sacrale del dovere, della tutela dei beni pubblici, una pulizia impeccabile. Mai un foglietto di carta, anche piccolissimo per terra, pure nei luoghi dove si incontra una moltitudine di persone. Un ordine ed una disciplina nelle strade e nei luoghi pubblici, che fanno il paio con la efficienza, puntualità e rapidità dei mezzi pubblici, sempre splendenti, dai treni, agli autobus, alle metropolitane, tutti supermoderni e ipertecnologici, fino al prodigio della monorotaia che compie il suo tragitto senza conducente. Allo stesso tempo c’è un piacevole sapore di antico e raffinato nei taxi con candide fodere di pizzo bianco candido, autisti in divisa blu con berretto e spalline, che indicano il grado di esperienza e guanti bianchi. Loro stessi, dall’interno, dopo aver controllato l’assenza di pericoli, ti aprono la portiera elettrica.

Nei confronti di queste popolazioni colpite, la solidarietà è piena, commossa ed ammirata. Il Giappone risorgerà in poco tempo e questo ce lo farà apprezzare ed amare ancora di più.

Domattina tarderò a leggere i giornali ed a guardare la TV, perché questa notte voglio sognare che i ribelli libici costringeranno Gheddafi a deporre le armi e fuggire, riuscendo a contagiare il germe della rivoluzione agli abitanti di Tripoli. Voglio sognare che lo sciame di scosse di assestamento del terremoto giapponese si vada attenuando e che le centrali nucleari tornino completamente sotto controllo e magari che, come per i treni e la nave che erano scomparsi e poi si sono ritrovati, le squadre di soccorso riusciranno a salvare molte vite umane.

Dopo una settimana veramente tragica, dobbiamo sperare in una fase migliore ed in un meritato spiraglio di speranza per questi due popoli, messi alla prova nel modo più crudele.

Stefano de Luca

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