Un precario equilibrio
Siamo stati per anni convinti avversari di un bipolarismo muscolare, fondato su una sorta di radicale contrapposizione quasi genetica, che presupponeva la impossibilità di una qualsiasi forma di dialogo, rispetto ad una differenziazione, come sarebbe stato logico, sulle rispettive radici valoriali. Purtroppo la nostra ostinata difesa dell’approccio identitario alla politica, è stata sconfitta da un’ondata di leaderismo e da un’orgia di pulsioni nuoviste, che hanno finito con l’esprimere un Parlamento ingovernabile, diviso in tre componenti maggiori, tra loro incompatibili, oltre ad un modesto gruppo neo democristiano al Centro.
L’urgenza di stabilità governativa dettata dalla grave crisi economica ed il fermissimo richiamo del neo rieletto Capo dello Stato, hanno dato luogo ad un Governo, che, pur essendo presieduto dal Vice segretario del PD ed avendo, come vice e Ministro dell’Interno, il segretario del PDL, appare debolissimo, a causa delle resistenze fortissime del partito di maggioranza relativa, al cui interno alcune componenti molto forti sono pregiudizialmente contrarie ad ogni forma di collaborazione con Berlusconi e quindi con il suo partito, perché ritenuta inquinante. Tale imbarazzo è reso ancor più grande per la pressione fortissima che sul PD esercitano, da sinistra, Cinque Stelle e SEL, che continuano a cavalcare il tema dell’antiberlusconismo, inteso come discriminante morale, prima ancora che politica. In conseguenza di tale difficoltà, la corrente bersaniana, che aveva per due mesi inseguito il M5S per un accordo, sempre rifiutato categoricamente da Grillo, si è disimpegnata sostanzialmente dal Governo Letta, non indicando nessuna delle proprie personalità di primo piano, tanto da dar luogo ad una compagine del tutto somigliante ai tipici monocolori balneari della DC della Prima Repubblica. Unica eccezione la scelta, abbastanza anomala, di Emma Bonino, come Ministro degli Esteri, conseguente al veto posto sul nome di D’Alema.
I media hanno accolto come positivi segnali di rinnovamento la riduzione dell’età media dei membri dell’Esecutivo e la scelta di nominare un terzo dei Ministri di genere femminile. Tali parametri per la valutazione di un Governo, da soli, ci convincono poco. Infatti ciò che conta, a nostro avviso, è la competenza, la esperienza e la rappresentatività politica dei personaggi posti a capo dei singoli dicasteri. Francamente tutto questo non appare, perché, alla assenza di uomini di primo piano di quella che potremmo definire la sinistra del PD, per i connessi veti incrociati, ha corrisposto una designazione di Ministri di secondo livello anche da parte del PDL.
L’avvio del percorso istituzionale del nuovo Governo è stato funestato dal grave attentato che ha avuto come vittime due carabinieri, uno dei quali ferito molto gravemente. Per quanto ci concerne non può che trattarsi del gesto di uno squilibrato, sia pure maturato in un clima di generale contestazione della politica, che a causa della disperazione per la mancanza di lavoro e per ulteriori delusioni esistenziali e difficoltà familiari, ha prodotto un epilogo drammatico. Respingiamo ogni interpretazione collegata a dietrologie di carattere politico, che, dall’una come dall’altra parte, imperversano, danneggiando l’immagine complessiva di un Paese, che invece è soltanto attraversato da tensioni individuali così forti da poter dar vita a gesti inconsulti e gravissimi.
Solo il senso di responsabilità delle Forze dell’ordine ha evitato conseguenze più terribili. Basta pensare che in un’altro Paese sicuramente la Polizia avrebbe risposto al fuoco ed avrebbe ucciso l’attentatore. La forza d’animo, insieme alla straordinaria prova d’affetto della figlia Martina del Brigadiere Giamgrande, rappresenta un esempio dell’educazione che ricevono in famiglia i figli dei Carabinieri. L’Arma è principalmente una scuola di vita ed uno scrigno prezioso di valori, che condizionano il militare non soltanto nella propria attività di servizio, ma in ogni comportamento della vita, tanto da poter affermare che essa è la più grande e meritevole Istituzione al servizio della nostra democrazia repubblicana, principalmente per i valori etici che sa inculcare e preservare.
Il traguardo temporale di diciotto mesi che ha previsto Letta nel proprio discorso programmatico davanti alla Camere, è obiettivamente troppo ottimistico, perché il male oscuro che ormai, dopo aver covato a lungo, è esploso all’interno del PD, non potrà non trovare nel Congresso la sede naturale per un necessario chiarimento. La consistenza della componente irriducibilmente contraria alla formula adottata, vocata alla costituzione di un blocco di sinistra, ha come obiettivo principale, prima di ogni altro interesse per il Paese, quello di abbattere Berlusconi. Essa, pertanto, resisterà ad approvare i primi provvedimenti ad eccezione del rifinanziamento della cassa integrazione o di interventi per gli esodati. Dopo si apriranno le ostilità, a cominciare dall’IMU e da tutto ciò che è stato richiesto dal PDL. In questo modo i governi di coalizione non possono andare avanti, perché la prima regola perché durino, è quella della comprensione reciproca.
L’Esecutivo, tuttavia, almeno sulla base del risultato del voto di fiducia, dispone di un’ampia maggioranza, che dovrebbe, prima che si palesino i contrasti, adottare le misure urgenti per l’economia e per la riduzione del peso fiscale, contenute nel programma. Quindi, passare alla riduzione del cuneo fiscale, alla progressiva eliminazione dell’Irap, alla defiscalizzazione per i nuovi investimenti, a norme per l’allargamento delle maglie del credito nei confronti di imprese e famiglie, alla restituzione e/o revisione dell’IMU, alla defiscalizzazione delle nuove assunzioni a tempo indeterminato ed alla creazione di nuove forme contrattuali, che prevedano un periodo a tempo determinato, con parziale contrazione del costo previdenziale ed un maggiore abbattimento in caso di trasformazione del contratto in definitivo. Inoltre dovrebbe prevedersi per le Banche la separazione dell’attività creditizia da quella finanziaria.
Tale importante lavoro non può prescindere, come ha annunziato il Presidente del Consiglio, da una autorevole interlocuzione con l’UE, per convincerla che, progressivamente, va abbandonata la politica di rigore per dar luogo ad una fase espansiva dell’economia europea, come hanno fatto gli Stati Uniti, che così hanno potuto meglio e più rapidamente affrontare i problemi ed avviare l’uscita dalla Crisi.
Riteniamo invece che sia soltanto velleitario pensare con una maggioranza così labile e attraversata da diffidenze e pregiudiziali insuperabili, di poter affrontare il tema difficile delle Riforme istituzionali, che imporrebbero l’adesione convinta ad un modello, mentre, con l’attuale composizione parlamentare, sarebbe forte il rischio di soluzioni pasticciate e quindi peggiorative, e, comunque, di perdere tempo prezioso per non approdare a nulla.
Troppe Commissioni bicamerali hanno lavorato in tale direzione senza ottenere alcun risultato apprezzabile. Costituirne un’altra appare fuori luogo, in considerazione del difficilissimo clima politico e del traguardo temporale del Governo in carica, che difficilmente potrà superare i dodici mesi. Sarebbe invece urgente, approfittando della fase di allentamento della tensione, che venisse votata subito, come da più parti viene chiesto, una nuova legge elettorale, che, per essere realisti ed evitare di ricadere nelle identiche contrapposizioni che hanno paralizzato il Parlamento nella scorsa legislatura, dovrebbe limitarsi alla abrogazione del procellum, riportando in vigore la precedente legge Mattarella. Se, successivamente, dovessero intervenire modifiche di carattere costituzionale, che, per esempio, dovessero imporre una composizione diversa del Senato, si potrebbe procedere alle modifiche necessarie, in un secondo tempo. Tuttavia sarebbe errato perdere la opportunità di approfittare di un momento di relativa tregua parlamentare, al fine di evitare che, uno scioglimento delle Camere improvviso, possa costringere a tornare alle urne con l’attuale legge, che determinerebbe una protesta popolare ben superiore a quella, pure fortissima, che si è espressa nel recente voto di febbraio.
Tratto da Rivoluzione Liberale