Siamo tutti greci, di Enzo Lombardo
Quanto accade in queste ore in Grecia tiene tutta l’Unione Europea con il fiato sospeso e non solo per problemi di crisi finanziaria, ma perchè in gioco c’è molto molto di più. In gioco c’è il futuro politico della più grande comunità di consumatori di alto livello del mondo.
La crisi greca è solo il triste epilogo di un naufragio annunciato; senza una politica europea “forte” nessuno si poteva illudere, ne potrà illudersi, di avere una moneta “forte”. Ed infatti, alla prima vera grossa crisi, l’Euro ha iniziato a perdere terreno perchè alcuni stati si sono arrogati il diritto di “sforare” dai parametri per “alleviare” la crisi. La Grecia ha fatto peggio ha sforato ed ha truccato le carte. Quello che tutti i comuni mortali, che poi sono quelli che pagano le tasse e tengono in piedi il tutto, si chiedono a questo punto è: “Ma come è possibile con quella pletora di super mega burocrati con 37 lauree e master in economia che ci sono Bruxelles e che ci costano un occhio nessuno si fosse accorto che i Greci baravano?”.
I cittadini impareranno dalla crisi greca la cosa più dannosa: che forse non ci si può fidare e fare sacrifici per tenere in piedi una baracca comune se poi ognuno può fare quel che vuole. La verità è che L’Europa, politicamente, non esiste mentre avremmo tutti un disperato bisogno che ci fosse. E allora che senso ha tenere in piedi tutto questo al costo di enormi sacrifici se poi nessuno ha la forza politica di far rispettare gli accordi?
Le crisi greca segnerà comunque uno spartiacque importante, comunque vada. O si prende coscienza che dobbiamo andare verso un’unità politica vera e forte che ci proietterà verso il divenire di grande superpotenza economica, cosa che da liberale mi auspico, oppure e meglio smetterla qui e tornare ad essere responsabili in tutto e per tutto delle proprie scelte nazionali senza dover spendere miliardi per tenere in piedi un sistema che ci obbliga a certificare la lunghezza delle banane o il diametro massimo degli occhielli delle canne da pesca e poi non è in grado di prevenire, applicando le regole già esistenti, che la nostra economia vada a ramengo perchè qualche altro fa o ha fatto il furbo ovvero pretende di non rispettare gli accordi quando non gli conviene.
Quanto al merito della questione greca, hanno poco da scioperare. Il sistema greco è da sempre basato sul clientelismo e sulla corruzione ufficializzati che li ha portati a dilatare la spesa pubblica in maniera enorme e forsennata. In Grecia prima delle elezioni ogni cittadino va a scambiare i propri voti con posti ed assunzioni ed è così da secoli, per loro tradizione storica derivata dai metodi in voga presso l’Impero Bizantino. Il problema è che dal 1981, anno di entrata nella Grecia nell’allora CEE, è arrivato un fiume di denaro dall’Europa per portare la Grecia al livello degli altri, denaro che, puntualmente è stato sperperato in debito e spesa pubblica corrente piuttosto che in investimenti strutturali e loro hanno fatto festa ed abbandonato l’unico settore competitivo che avevano: l’agricoltura. Ora devono pagare il conto, non c’è nulla da fare. Tuttavia la Grecia va salvata altrimenti sarebbe uno “tsunami” enorme. Non possiamo permettercelo dopo quanto abbiamo speso. Credo che i liberali non possano non rispettare la loro tradizione europeista convinta ma credo anche che sia necessario che torni in Europa, come in Italia e fino all’ultimo comune sperduto sulle montagne, il principio di responsabilità nella gestione della spesa pubblica e di controllo attivo dei cittadini su di essa tramite le proprie assemblee rappresentative (Consigli Comunali, Parlamenti etc.). Per responsabilizzare la gestione dei bilanci pubblici non serve il federalismo, serve solo che la politica faccia il suo mestiere e che i cittadini pretendano che lo faccia piuttosto che schierarsi pro o contro Demiurghi, Nani e Ballerine.”