Se Berlusconi chiedesse consiglio a un liberale
Se Silvio Berlusconi, comprensibilmente turbato per quanto gli è accaduto e per le sue ulteriori conseguenze, fosse interessato all’opinione di un liberale in ordine al modo migliore di affrontare una pur difficile contingenza, sarei lieto di dargliela.
Premesso doverosamente che coloro che credono nello Stato di diritto, ritengono che sia sacrosanto il diritto di difendersi nel processo, ma non dal processo, in ogni caso, giusta o sbagliata, persecutoria o motivata, una sentenza definitiva non può che rappresentare un punto fermo, quale garanzia del supremo valore della legge. Ciò non esclude che si possa ulteriormente contrastare, attraverso gli strumenti disponibili, come il ricorso alla Corte internazionale di Strasburgo o la richiesta di revisione del processo, nel caso in cui emergano elementi nuovi in grado di ribaltarne il contenuto. A parte questo, essa va rispettata, eseguendone il contenuto precettivo.
Pertanto il Sen. Berlusconi, prima ancora della eventuale pronuncia di decadenza da parte del Senato, dovrebbe dimettersi e, successivamente, consegnarsi alla giustizia per la esecuzione della pena, scartando l’ipocrita e poco dignitosa soluzione dell’ affidamento ai servizi sociali, ma optando per gli arresti domiciliari. Un ex capo del Governo e leader di uno dei maggiori partiti presenti in Parlamento, non potrebbe mai accettare l’umiliazione di doversi recare quotidianamente dall’assistente sociale, che dovrebbe sovraintendere al suo recupero.
Sul piano politico, per coerenza, dovrebbe sostenere con forza il Governo Letta, da lui stesso auspicato, dimostrando una responsabilità da uomo di Stato e bloccando ogni iniziativa di carattere ritorsivo, invocata dalla componente più irresponsabile del proprio partito.
Solo a questo punto egli avrebbe il diritto di pretendere l’invocata agibilità politica, che dovrebbe essere garantita dal Giudice dell’esecuzione. Di fronte ad un atteggiamento ulteriormente ostile da parte della magistratura, sarebbe logico un intervento del Capo dello Stato, con un provvedimento di grazia, che chiunque, di fronte all’evidenza, dovrebbe accettare e ritenere naturale.
Inoltre Berlusconi, di fronte al leale sostegno del PDL al Governo Letta, di cui è un fondamentale alleato, potrebbe pretendere di concordare alcuni provvedimenti, da varare in tempi rapidissimi, capaci di fare uscire il Paese da una recessione, che lo penalizza in Europa e sui mercati internazionali. L’accordo dovrebbe prevedere altresì l’ approvazione di una riforma elettorale di un solo articolo, che preveda il ritorno in vigore del Mattarellum, per evitare che tale necessaria riforma finisca con l’arenarsi in Parlamento, a causa dei veti incrociati.
Dopo tali urgenti adempimenti vi sarebbero le condizioni per concordare, sin da oggi, con il PD e con il Quirinale lo scioglimento anticipato di una legislatura, che di meglio e di più non sarebbe in grado di esprimere, per andare ad elezioni anticipate, prima delle Europee, come molti richiedono, il nove di marzo del 2014.
Credo che, di fronte ad un simile comportamento, nessuno potrebbe proseguire la stucchevole polemica anti berlusconiana, purtroppo fino ad oggi alimentata anche da comportamenti ed iniziative improprie di molti della sua parte.
In un clima simile sarebbe realistico ipotizzare un’alleanza tra Forza Italia 2.0 ed un soggetto liberale, rafforzato dalla convergenza nel PLI, con il PLI ed oltre il PLI, di molte componenti oggi disperse e smarrite per realizzare una coalizione a forte contenuto programmatico liberale, alternativa allo statalismo dominante all’interno di una sinistra, che si rivela sempre più massimalista, pauperista ed antioccidentale.
Paradossalmente, proprio in quello che appare come il momento peggiore, Berlusconi ha una importante carta nelle proprie mani: quella di smentire i suoi detrattori e dimostrarsi un uomo delle Istituzioni. I liberali gli e ne darebbero senz’altro atto.
Tratto da Rivoluzione Liberale