Saviano tra destra e sinistra di Enzo Palumbo

Nella sua intervista sul Supplemento domenicale del Sole 24 Ore, Roberto Saviano non solo si è dichiarato liberale “tout court”, ma l’ha anche indirettamente confermato allorché ha mostrato di avere compreso la situazione che ha reso minoritaria in Italia la cultura liberale, stretta com’è sempre stata nello scontro (e talvolta anche nell’incontro) tra radici cattoliche ed egemonia culturale marxista.

A questa tradizionale morsa — che nel tempo si è allentata per via della secolarizzazione della società italiana e della crisi del comunismo internazionale (con conseguente sparizione della DC e del PCI) — si è da quindici anni sostituita una morsa ancora più soffocante, quella del forzato bipolarismo “destra” e “sinistra”, l’una e l’altra portatrici della pretesa di rappresentare anche i liberali.

In questa situazione, bisogna riconoscere che i liberali ci hanno messo del proprio, facendosi cooptare, di volta in volta ed a seconda dei casi e delle persone, chi dalla destra e chi dalla sinistra, e chi, a rotazione, da entrambe.

E, se vogliamo, anche Saviano ci ha messo del suo, nel momento in cui ha fatto illustrare in TV le “cose” di sinistra e quelle di destra.
Se fossimo in un Paese normale, e non nel Paese del forzato bipolarismo in cui siamo costretti a vivere, ad illustrare le rispettive tesi nelle quattro puntate di “vieni via con me”, sarebbero andati, non già, ed in termini assolutamente generici, uno di c.d. “destra” ed uno di c.d. “sinistra”, ma piuttosto, e di volta in volta, un liberale, un socialista, un popolare-cristiano-sociale ed un verde ambientalista, che rappresentano oggi le quattro fondamentali culture politiche che si confrontano ogni giorno nell’Europa di cui tanto ci riempiamo la bocca e che ci guardiamo bene dall’imitare.

Poi, volendo offrire un quadro completo, sarebbe stato anche giusto offrire una finestra di opportunità anche ad un neofascista ed un post-comunista, e, perché no, anche un anarco-individualista o ad un cattolico-tradizionalista.
Esaurite i principali filoni di pensiero dell’occidente in cui viviamo, si sarebbe così reso il giusto servizio al pluralismo politico, piuttosto che indulgere alla forzata omologazione “destra-sinistra” nella quale siamo costretti a vivere da quindici anni a questa parte in ragione dell’attuale legge elettorale.

E solo così l’opinione pubblica sarebbe stato in grado di ascoltare tutti, maturare una motivata e non pregiudiziale convinzione e poi, nell’occasione giusta, scegliere da chi farsi rappresentare.
Invece in TV c’è andato Fini per la destra e Bersani per la sinistra, entrambi dicendo cose che in parte sono “anche” liberali, ma che tali non sono “tout court”.
Cosicché, l’italiano che non è né di destra nè di sinistra non si sente adeguatamente rappresentato da nessuno, non capisce più “chi sia che cosa”, e finisce per non andare a votare, essendosi convinto che “tanto, sono tutti eguali tra di loro”, ma nessuno di loro è “eguale” o almeno “simile” a me.

Ed allora, sarebbe lecito attendersi da Saviano, come da chiunque altro ne appaia consapevole, la disponibilità a squarciare il velo del silenzio circa l’esistenza in Italia di un movimento politico come il PLI che, nonostante tutto, continua a fare testimonianza del suo essere “liberale e basta”, secondo l’insegnamento dei Padri del Liberalismo italiano (da Croce a Malagodi, per citare solo i defunti).

E, per questo, non c’è bisogno di incasellare Saviano in un’appartenenza, cui a mio parere avrebbe comunque diritto e che di fatto già possiede in ragione delle battaglie che sta conducendo.
C’è invece assoluto bisogno che, nella piazza mediatica in cui è ridotta l’Italia, si sappia che i liberali esistono e non stanno né nella “destra” nè nella “sinistra”, anche se l’una e l’altra possono dire (spesso) e fare (raramente) cose liberali.

Non invoco l’uomo della provvidenza mediatica, solo mi auguro che qualcuno si decida a dire che i liberali in Italia saranno pure pochi, forse ancora meno che in passato, ma ci sono ancora, e che non sono quelli che soltanto si dicono tali, ma piuttosto quelli che da tali si comportano..

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