Rivoluzione liberale nei Diritti Civili
Il difficile momento che stiamo vivendo impone di dare la priorità assoluta ai problemi dell’economia e dello sviluppo. Per tale ragione, nel recente passato, ci siamo soffermati principalmente su questi temi. Tuttavia non possiamo non chiederci che partito liberale sarebbe il nostro se non si occupasse con la dovuta attenzione dei diritti civili e della tutela delle minoranze?
Abbiamo quindi avviato cinque iniziative che riguardano: la istituzione del Garante dei diritti del malato e del disabile, la liberalizzazione delle droghe leggere, il riconoscimento dei diritti delle coppie di fatto, la liberalizzazione della prostituzione, le disposizioni sul fine vita. In questa prima nota, mi soffermerò sulle prime due, mentre illustrerò le altre nei prossimi giorni.
L’iniziativa nel campo della sanità discende dalla consapevolezza delle disfunzioni esistenti in un settore delicatissimo e di grande rilevanza per ciascun cittadino, inquinato dalle interferenze della politica, dall’affarismo e dal clientelismo. Anziché preoccuparsi della salute degli italiani, spesso, le ASL privilegiano le carriere facili di primari, scelti non per merito, ma in base all’appartenenza. Troppo spesso si registrano, altresì, sprechi di risorse per favorire acquisti a cifre esorbitanti di attrezzature e materiali o per pagare forniture inesistenti. Non vi è quasi mai un rapporto adeguato tra costi e benefici, a causa delle spese allegre, oltre a registrare esuberi di personale, rispetto alle reali necessità. Tutto questo dipende dall’interferenza indebita della politica ed è aggravata dal numero eccessivo di Aziende Sanitarie sul territorio, quando ne sarebbero sufficienti una in ogni Regione o, al massimo due, in quelle più grandi. Anche il ricorso alle strutture private in convenzione, che comporta costi sicuramente inferiori, sovente, ha dato luogo a episodi di corruzione, se non al pagamento di prestazioni non corrispondenti al reale.
L’istituzione di un Garante, da inquadrare tra le Autorità amministrative indipendenti con funzioni di controllo e regolazione della corretta applicazione delle norme concernenti i diritti del malato e del disabile e della verifica di qualità della gestione, alleggerirebbe il lavoro delle Procure, che, nel maggior numero di casi, non dispongono del personale e delle competenze per scoprire e perseguire i reati commessi. Una burocrazia elefantiaca ed un sistema giudiziario non idoneo a dare risposte celeri alle sacrosante richieste del malato e del disabile, marcano la distanza abissale, che, oggi, si registra tra il cittadino ed i suoi diritti più elementari.
La figura del Garante, di cui proponiamo l’istituzione, potrà rispondere con immediatezza alle richieste degli utenti e sanzionare i comportamenti scorretti o negligenti, rendendo più efficienti i servizi e riducendo gli sprechi. Potrebbe, inoltre, far comprendere che la politicizzazione del mondo della Sanità è una sciagura, che dovrà essere eliminata.
La istituzione di tale figura di garanzia ristabilirebbe il doveroso rapporto tra autorità e responsabilità, non soltanto nell’ambito sanitario, ma anche rispetto ad altri livelli burocratici, che spesso tendono a negare o comprimere i diritti delle persone malate o disabili.
La seconda proposta riguarda un approccio laico al difficile tema della coltivazione, commercio e utilizzazione delle droghe leggere, prescindendo da ogni tipo di prevenzione di carattere ideologico o religioso. La constatazione che il fenomeno è in continua espansione, soprattutto nel mondo giovanile e che il traffico degli stupefacenti è la maggiore fonte di finanziamento della delinquenza organizzata, impone un approccio tutt’affatto diverso da quello seguito finora. Siamo quindi decisamente favorevoli alla legalizzazione, ovviamente soltanto per le droghe leggere, di cui è scientificamente provata la modesta incidenza sulla salute.
L’Olanda, che ha scelto tale strada, non solo non ha registrato una crescita del consumo di queste sostanze, ma ha una percentuale di diffusione (9,7%) inferiore a quella di Paesi proibizionisti, come l’Italia (10,9%) o la Germania (9,9%) per non parlare della Gran Bretagna, (15,8%) dove il consumo è molto più elevato.
L’obiettivo della legalizzazione è stroncare il commercio illegale, imponendo una coltivazione e vendita, secondo regole molto precise. E’ previsto pertanto il divieto di cessione ai minorenni, nonché la limitazione nella vendita ad un medesimo utente, (non più di cinque grammi giornalieri ) e nel quantitativo di cui sia consentita la detenzione, ( non più di trenta grammi) oltre alla definizione dei luoghi dove ne possa essere consentito l’uso, con esclusione di quelli pubblici, anche per ragioni igieniche e di buon costume.
Il primo obiettivo è quello di ampliare, come per l’alcool ed il tabacco, l’ambito della sfera delle libertà individuali. Tale scelta impone di prendere atto che il tema del consumo di droghe leggere, (quelle pesanti comportano problematiche ben più complesse) non è materia criminale, ma riguarda la salute pubblica. Un secondo obiettivo è quello di ridurre il consumo, togliendo il gusto del proibito, che, principalmente nei giovani, esercita un fascino enorme. Allo stesso tempo la legalizzazione consentirebbe di esercitare un miglior controllo medico.
Sicuramente l’alcool, come peraltro il tabacco, sono molto più dannosi per la salute. Tuttavia l’esperienza, principalmente quella del proibizionismo praticato agli inizi del secolo scorso negli USA, ha dimostrato che tale scelta è la peggiore, perché non riduce il consumo delle sostanze nocive e favorisce le attività criminali.
In una società liberale il confine tra ciò che è lecito, ancorché dannoso per la salute, e ciò che invece è illecito, deve essere netto. Avviare un confronto laico ed aperto, non condizionato da pregiudizi di tipo ideologico su tali temi, può contribuire a ridurre il ritardo culturale che attualmente sconta il nostro Paese, rispetto al Mondo occidentale, cui apparteniamo.
Tratto da Rivoluzione Liberale