Programma Maroni per la Lombardia: liberale o socialista ?
Il senatore Marco Preioni, senatore piemontese della Lega Nord nelle legislature XI,XII e XIII, già Presidente della Giunta per le immunità parlamentari dal ’94 al 2001 e Presidente del Comitato parlamentare per i procedimenti d’accusa nella XII Legislatura, ci ha inviato il seguente contributo, che volentieri pubblichiamo. C’ è nel programma di Maroni per la regione Lombardia un punto che seduce quella parte di elettorato “liberale” sensibile ai valori del lavoro d’ impresa e della produzione per il libero mercato tanto da essermi segnalato come misura positiva da un vecchio liberale ma che a me è parsa molto socialista e per nulla liberale. Si tratta di “Interventi a sostegno della casa e delle piccole imprese di costruzione” attraverso la “costituzione di un fondo al quale i piccoli costruttori conferiscano gli alloggi invenduti a prezzo convenzionato per essere reimmessi sul mercato agevolandone la collocazione quale forma evoluta di housing sociale”. Francamente non riesco a vedere in ciò nulla di liberale perché è come dire che le imprese edili che per anni hanno continuato a costruire dissennatamente villette a schiera, condominietti e capannoni invendibili, consumato disordinatamente suolo agricolo della pianura padana, deteriorato il paesaggio, pagato oneri di urbanizzazione irrisori, gravato sul bilancio dei comuni per costi di viabilità, smaltimento rifiuti, illuminazione ecc. ecc., che hanno contribuito a saturare il mercato, che non pagano IMU e tassa rifiuti sull’ invenduto/invendibile, che hanno drenato risorse bancarie che potevano essere meglio usate per attività industriali ed agricole, diventano ora meritevoli di particolare tutela perché stanno fallendo e perché col loro dissesto trascinerebbero nel baratro un’ intera filiera che ha vissuto per anni in un’ economia drogata dalla speculazione immobiliare. E’ da liberali consentire a queste imprese, coll’ intervento dei soldi delle tasse, una continuità che riproduce ed accentua il fenomeno già dimostratosi fallimentare ? Io lo negherei. E poi, come si stabilisce chi è “piccolo costruttore”, chi è meritevole e chi non lo è, quale può essere il “prezzo convenzionato”, quale discrezionalità (corruzione) ci sarà nella valutazione e come si impedisce che il beneficiario prenda i soldi e li usi per fare altre costruzioni (truffe) altrettanto invendibili prolungando all’ infinito il meccanismo d’ intervento pubblico ? E’ vero che anche quando i Liberali erano al governo lo stato comperava le automobili invendibili fabbricate in Italia e forniva ai paesi in via di sviluppo i fondi di magazzino dell’ imprenditoria italiana assistita … ma i ministri competenti erano appunto i “lib-lab” di scuola più socialista che liberista … ma Maroni-Berlusconi non sventolava la bandiera “liberale”? I Liberali che ne pensano ? La decadenza della qualità della cultura politica ha prodotto le contraddizioni da Lei denunciate. In effetti nella politica italiana, anziché coltivare visioni ideali e identitarie, si sono aggregati interessi settoriali con una sorta di corporativismo strisciante di segno contrapposto, che hanno appesantito i bilanci pubblici e creato un deficit enorme. I liberali sono interessati a promuovere la libera iniziativa e il mercato non la difesa degli interessi, spesso parassitari e affaristici degli imprenditori. Pertanto la sua denuncia è pienamente condivisibile. Tratto da Rivoluzione Liberale
“Il senatore Marco Preioni, senatore piemontese della Lega Nord nelle legislature XI,XII e XIII, già Presidente della Giunta per le immunità parlamentari dal ’94 al 2001 e Presidente del Comitato parlamentare per i procedimenti d’accusa nella XII Legislatura, ci ha inviato il seguente contributo, che volentieri pubblichiamo.”
C’ è nel programma di Maroni per la regione Lombardia un punto che seduce quella parte di elettorato “liberale” sensibile ai valori del lavoro d’ impresa e della produzione per il libero mercato tanto da essermi segnalato come misura positiva da un vecchio liberale ma che a me è parsa molto socialista e per nulla liberale.
Si tratta di “Interventi a sostegno della casa e delle piccole imprese di costruzione” attraverso la “costituzione di un fondo al quale i piccoli costruttori conferiscano gli alloggi invenduti a prezzo convenzionato per essere reimmessi sul mercato agevolandone la collocazione quale forma evoluta di housing sociale”.
Francamente non riesco a vedere in ciò nulla di liberale perché è come dire che le imprese edili che per anni hanno continuato a costruire dissennatamente villette a schiera, condominietti e capannoni invendibili, consumato disordinatamente suolo agricolo della pianura padana, deteriorato il paesaggio, pagato oneri di urbanizzazione irrisori, gravato sul bilancio dei comuni per costi di viabilità, smaltimento rifiuti, illuminazione ecc. ecc., che hanno contribuito a saturare il mercato, che non pagano IMU e tassa rifiuti sull’ invenduto/invendibile, che hanno drenato risorse bancarie che potevano essere meglio usate per attività industriali ed agricole, diventano ora meritevoli di particolare tutela perché stanno fallendo e perché col loro dissesto trascinerebbero nel baratro un’ intera filiera che ha vissuto per anni in un’ economia drogata dalla speculazione immobiliare.
E’ da liberali consentire a queste imprese, coll’ intervento dei soldi delle tasse, una continuità che riproduce ed accentua il fenomeno già dimostratosi fallimentare ? Io lo negherei.
E poi, come si stabilisce chi è “piccolo costruttore”, chi è meritevole e chi non lo è, quale può essere il “prezzo convenzionato”, quale discrezionalità (corruzione) ci sarà nella valutazione e come si impedisce che il beneficiario prenda i soldi e li usi per fare altre costruzioni (truffe) altrettanto invendibili prolungando all’ infinito il meccanismo d’ intervento pubblico ?
E’ vero che anche quando i Liberali erano al governo lo stato comperava le automobili invendibili fabbricate in Italia e forniva ai paesi in via di sviluppo i fondi di magazzino dell’ imprenditoria italiana assistita … ma i ministri competenti erano appunto i “lib-lab” di scuola più socialista che liberista … ma Maroni-Berlusconi non sventolava la bandiera “liberale”?
I Liberali che ne pensano ?
La decadenza della qualità della cultura politica ha prodotto le contraddizioni da Lei denunciate. In effetti nella politica italiana, anziché coltivare visioni ideali e identitarie, si sono aggregati interessi settoriali con una sorta di corporativismo strisciante di segno contrapposto, che hanno appesantito i bilanci pubblici e creato un deficit enorme.
I liberali sono interessati a promuovere la libera iniziativa e il mercato non la difesa degli interessi, spesso parassitari e affaristici degli imprenditori.
Pertanto la sua denuncia è pienamente condivisibile.
Tratto da Rivoluzione Liberale