Il Presidente che restituì dignità al patriottismo

Il Presidente che restituì dignità al patriottismo

Pacatamente, in punta di piedi, come ha vissuto, se ne è andato Carlo Azeglio Ciampi. Un laico, che aveva fatto la resistenza nelle file del Partito d’azione, ha avuto l’unanime riconoscimento di essere stato un uomo integerrimo, un devoto servitore dello Stato. Mite, ma fermo nelle sue determinazioni, idealista, ma dotato di senso pratico, silenzioso, ma capace di far sentire la propria voce, ebbe il difficile compito di prendere il posto del grande Guido Carli, come Governatore della Banca d’Italia, tenendo ferma la barra della politica monetaria.
Chiamato in un difficilissimo momento a guidare il Governo nel 1993, fu capace di navigare in acque molto agitate, tanto che, dopo appena ventiquattro ore dal giuramento ben quattro Ministri si dimisero in polemica con l’intervento di Craxi alla Camera, che aveva effettuato una chiamata di correo generale verso tutti i partiti sul tema del finanziamento illecito dei partiti politici del quale era stato accusato.
Ciampi, sostituiti i dimissionari, riuscì ad andare avanti per un intero anno. Facevo parte di quel Governo ed ebbi molti contatti con il Presidente del Consiglio, che mi affidò alcuni delicati incarichi. Ricordo il modo attento con cui sapeva ascoltare e la serena determinaIone con la quale prendeva le decisioni ed in seguito, coerentemente, le difendeva.
Successivamente, come Ministro del Tesoro del Governo Prodi, fu piuttosto debole in occasione dell’ingresso dell’Italia nell’Euro, ma in realtà ebbe riservata soltanto la parte tecnica della complessa trattativa, che fu condotta da Prodi, il quale voleva rendersi gradito ai Paesi più forti, principalmente la Germania, per preparare la strada alla Presidenza della Commissione Europea, che infatti, dopo, guidò per sei anni. Ciampi da tecnico si lasciò guidare.
La successiva elezione a Capo dello Stato avvenne a grande maggioranza proprio per la sua prerogativa di uomo che non aveva inimicizie, laico ma credente, di formazione liberale ma aperto al riformismo della sinistra moderata, animato da un grande spirito patriottico, ma non conservatore. Pur essendo stato Ministro di un Governo di Centro sinistra, riuscì a convivere pacificamente per un quinquennio con un Esecutivo di centro destra guidato da Berlusconi. Alla fine del mandato al Quirinale fece la scelta di una vita sobria e ritirata, secondo una antica regola che non ha mai tradito.
Nel giorno della scomparsa, non possiamo che mestamente inchinarci dinnanzi alla figura di un italiano, che ha amato il proprio Paese e gli ha fatto onore.

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