Liste elettorali: dopo il caso Pdl nel Lazio è necessario far slittare le Regionali
di Stefano Marzetti
Alla luce del caos provocato dalla mancata presentazione delle liste elettorali da parte del Popolo della Libertà nel Lazio, forse causata dall’utilizzo di metodi la cui legittimità è ancora tutta da verificare, è indispensabile e quanto mai urgente un provvedimento legislativo che rinvii il termine della consegna delle sottoscrizioni.
Si tratterebbe di un rimedio con un precedente impossibile da ignorare, che rimanda alle consultazioni del 1995 (Regionali, Provinciali e Comunali), quando una proroga di 48 ore fu concessa ad alcuni piccoli partiti rimasti esclusi dalla competizione elettorale. Il caso di queste ore vede uno scontro frontale tra il Popolo della Libertà per la candidata del centrodestra Renata Polverini e i Radicali per la candidata del centrosinistra Emma Bonino. Il primo afferma di non aver potuto consegnare in tempo le liste a causa di un pesante ostruzionismo da parte di alcuni rappresentanti dello schieramento avversario. Tanto che ha già inoltrato un’istanza presso la Corte d’Appello. Naturalmente i Radicali dicono che è tutto a posto e hanno presentato una denuncia contro le presunte insinuazioni.
Questa della raccolta delle firme e della consegna delle liste, insomma, nel Lazio è diventata ormai un’assurda pantomima cui, se pure in ritardo, bisogna porre rimedio. Il livello di confusione ha raggiunto livelli che ormai non consentono un sereno svolgimento delle elezioni. Quello che più lascia basiti è che oggi a protestare contro la richiesta di un rinvio siano proprio gli esponenti di quel Partito Radicale che nel 1995 fecero il diavolo a quattro per ottenere lo slittamento del termine finale previsto per la presentazione delle candidature. Proprio la Bonino, che negli ultimi giorni ha smesso di bere e mangiare per il rispetto della legalità, oggi invece sostiene la perfetta regolarità della situazione e in sostanza nega che vi siano le condizioni per un rinvio che dia a tutti il sacrosanto diritto di prendere parte alle Regionali.
C’è da chiedersi se in questo pasticciaccio la candidata del centrosinistra ritenga che sia cambiato qualcosa da quel 1995, quando il suo partito mise in atto l’ennesima battaglia politica (quella tutt’altro che non violenta della sete e della fame) sulla democrazia e sulla salvaguardia dei diritti. E se possa la vicepresidente del Senato anche solo pensare di trarre vantaggio da una nebulosa come questa.