Libertà negata, al femminile

Il 17 novembre 1999 l’Assemblea generale delle Nazioni Unite ha designato il 25 novembre come Giornata mondiale per l’eliminazione della violenza contro le donne.

Un recente rapporto, presentato anche alla Camera dei Deputati, dice che in Italia, nel 2012, un giorno su due (nel 2011 era un giorno su tre) una donna viene uccisa, per la maggior parte dei casi da uomini della propria stretta cerchia familiare. Quindi il trend dei femminicidi è in aumento. A questo si deve aggiungere la violenza, psicologica e fisica, che non culmina in omicidio, che molte donne subiscono e spesso non denunciano, fra le mura domestiche. Perché non lo denunciano? Forse perché non si sentono protette dalla legge, forse perché ignorano che esistono leggi che le aiuterebbero, alcune perché preferiscono tenere in piedi un legame per il “bene dei figli”. A quest’ultimo proposito alcuni studi, effettuati da psicologi infantili, affermano invece che proprio l’esempio costante di un padre-marito violento è immensamente dannoso perché poi un bambino da grande tenderà a replicare lo schema, viceversa una bambina sarà probabilmente da adulta una donna predisposta a subire violenza.

Questi supremi atti di violenza avvengono quando una donna si mette in opposizione al marito-compagno, quando decide di esercitare la sua libertà di scelta (a volte quindi di abbandonare il partner quando non ci sono più i presupposti affinché il legame duri ancora) che si contrappone alla volontà dell’uomo che le è vicino.

E’ questa fra tutte la cosa più intollerabile: la negazione della libertà di scelta, la negazione di esercitare il proprio diritto ad essere un individuo libero nel proprio pensiero.

La sopraffazione in termini fisici, facile per un uomo rispetto ad una donna, per negare la Libertà, esercitando un atto intimidatorio e repressivo fino a toglierle la vita. Insieme all’esempio che un genitore dà così ai suoi figli facendo credere loro che la libertà vada repressa quando non coincide con il proprio pensiero, fino a privare propri figli del diritto di crescere accanto alla propria madre semplicemente perché esercitava la libertà di scelta di andarsene in assenza ormai di quei valori e sentimenti che legavano la coppia.

E’ stato anche proposto un disegno di legge dalla deputato Giulia Bongiorno, che prevede l’ergastolo (a scopo preventivo) per un uomo che commetta femminicidio e che non tenga conto delle varie attenuanti. Personalmente credo che piuttosto ci voglia anche una “educazione culturale” in tal senso verso i bambini, futuri uomini. Si dovrebbe davvero insegnare ad esercitare il rispetto verso la libertà di pensiero di chi lo circonda, femmine o maschi che siano, secondo il principio volterriano. Solo insegnando il profondo rispetto e la conseguente tolleranza per l’individuo, per il suo pensiero, per la libertà di scelta, solo con una reale rivoluzione culturale in questo senso – che non veda più frapposti uomini e donne, ma che veda ognuno di noi come Individuo – si potrà cambiare questo stato di cose.

E’ questo che – come donna, madre e Liberale – auspico per i miei figli. Maschi.

Tratto da Rivoluzione Liberale

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