Lettera di Paolo Guzzanti a Stefano de Luca ed Enzo Palumbo
Roma 03.02.2010
Miei cari Stefano e Enzo
Ho studiato anch’io bene il regolamento e la questione è semplice: ai sensi dell’articolo 5, che tu Stefano hai citato mettendo però alcuni puntini, io non mi sono mai dimesso.
Sms, dichiarazioni attribuite, messaggi personali e informali su uno stato d’animo di incredulità e di rabbia, espressioni drastiche ed emotive, non costituiscono espressione formale e dunque accettabile di dimissioni.
Infatti il succitato articolo 5 recita: “Le dimissioni dal partito devono essere rassegnate per iscritto presso l’organo territoriale competente ai sensi dell’art. 3. Esse si considerano automaticamente accettate al momento in cui pervengono alla relativa Segreteria”.
Ora è evidente a tutti che io non ho inviato ad alcun “organo territoriale competente” delle dimissioni scritte né sottoscritte, né la letteratura di ritagli stampa e violazione della privacy attraverso la pubblicazione di sms privati può sostituirle per quanto si usino forbici e colla.
Del resto la procedura per le dimissioni fa pendent con quella per le iscrizioni, che prevede ai fini della validità e ai sensi dell’art.3 che si sia “compilato e sottoscritto l’apposito modulo”.
Per le dimissioni dal partito non è previsto un modulo, ma una procedura egualmente tassativa: e cioè una comunicazione formale scritta, e dunque debitamente firmata in calce, all’organo territoriale competente, nel mio caso la segreteria nazionale intesa come ufficio e funzione e non come telefonino personale del segretario – peraltro a sua volta dimissionario.
Quando Stefano ha voluto compilare la sentenza che secondo lui mi escluderebbe dal partito, lo ha prudentemente fatto ricorrendo ad una consapevole omissione. Ha infatti scritto: “Poiché l’art. 5 comma 1 dello Statuto prevede che “le dimissioni…..(puntini puntini!) si considerano automaticamente accettate al momento in cui pervengono alla Segreteria competente”, al partito non rimaneva che prendere atto.”
Eh già: puntini, puntini.
Che cosa nascondevano quei puntini?
Indovinala grillo: nascondevano la prescrizione tassativa secondo cui “Le dimissioni dal partito devono essere rassegnate per iscritto presso l’organo territoriale competente”.
Ora: esiste forse un tale documento in cui io avverto l’organo (non la persona) territoriale competente da me firmato?
Ovviamente no.
Non è mai esistito perché, qualsiasi cosa mi sia stata attribuita dalla stampa o dalle agenzie, io non ho MAI avviato la procedura di dimissioni dal partito.
Tanto vi scrivo per comunicarvi che voi non potete in alcun modo “prendere atto” di qualcosa che non è mai esistito, le mie inesistenti, per la buona ragione che io – al di là della mia arrabbiatura giustificatissima e delle intemperanze verbali che possono esserne stata la proporzionata conseguenza – non ho mai inteso in alcun modo dimettermi dal partito.
E tanto vi dico, scrivo e sottoscrivo a tutti gli effetti, sicuro che dei grandi liberali quali voi siete comprendiate bene i limiti dell’esercizio della libertà, sia nel senso della libertà politica di esprimere giudizi, anche radicali e forti, e la libertà di scegliere se agire secondo le procedure prescritte e previste dall’articolo 5 del regolamento, oppure scegliere di non seguirle per non avviare una tale procedura.
Insomma, non mi sono mai dimesso perché non ho mai scritto la comunicazione prevista nei modi previsti e amichevolmente vi sconsiglio (non ancora diffido) dal sostenere che io ho lasciato il partito.
E poiché anche le cariche non possono essere abbandonate prima di essere state annullate dal Consiglio nazionale e dal Congresso, con la presente vi ricordo che a tutti gli effetti sono e resto vice segretario nazionale del PLI e che in tale veste intendo partecipare ad ogni evento, riunione, direzione e quant’altro, secondo quanto io deciderò.
E’ per me una vera gioia mandare a due cari amici i più cordiali e affettuosi saluti liberali.
On Paolo Guzzanti
vice segretario nazionale del Partito Liberale Italiano