Lettera di Enzo Palumbo per le elezioni politiche

Cari Amici,
grazie alla generosità di tanti amici che hanno sottoscritto la presentazione delle liste liberali per la Camera dei Deputati gli elettori troveranno sulla scheda rosa, tra i tanti simboli, anche quello di “LIBERALI PER L’ITALIA PLI” che, nella mia qualità di presidente del PLI, ho depositato l’11 gennaio presso il Ministero dell’Interno.
In calce a questo messaggio potrete leggere i nomi di tutti i candidati nelle circoscrizioni in cui è stato possibile raccogliere le firme necessarie per la presentazione delle liste, e colgo l’occasione per ringraziarli vivamente per avere accettato di portare il loro personale contributo alla rinascita del liberalismo organizzato nel nostro Paese, che è il compito a quale, assieme a Stefano de Luca, mi sono dedicato, almeno a partire dalle elezioni del 2008, ben sapendo di andare incontro a molte delusioni ed a nessuna soddisfazione; al contempo ringrazio i dirigenti e militanti liberali che nelle altre circoscrizioni ci hanno egualmente provato, senza tuttavia riuscire, spesso per poco, a toccare la soglia del numero minimo di firme necessarie per fare altrettanto

Con la presenza della lista del PLI sulla scheda elettorale, dovunque è stato possibile, abbiamo inteso testimoniare dinanzi all’opinione pubblica l’esistenza in vita di un Partito che il sistema elettorale maggioritario, a partire dalle elezioni del 1994, ha emarginato dalla vita pubblica, sostituendolo con contenitori virtuali, in cui c’è di tutto e che quindi non sanno di niente, e che comunque, in questi ultimi venti anni, hanno dimostrato di non essere in grado di pilotare il Paese verso le riforme necessarie per farne una moderna democrazia liberale.
A coloro che sono giustamente indignati per i vergognosi ladrocini che in questi anni hanno caratterizzato la vita politica italiana e di cui c’è sconcertante testimonianza sulla stampa nazionale e locale, il PLI intende offrire l’opportunità di indirizzare la loro sacrosanta rabbia verso una scelta valoriale positiva, piuttosto che verso la sterile astensione o il voto di mera protesta, così dimostrando che è possibile un modo diverso di fare politica, attento agli interessi generali del Paese e che abbiamo cercato di condensare nel nostro programma, che molti di Voi già conoscono e che potrà essere letto visitando il sito web del PLI (https://www.partitoliberale.it/).
Nella consapevolezza di appartenere idealmente al centro dello schieramento politico, secondo l’insegnamento di Benedetto Croce e di Isaiah Berlin, avevamo immaginato di potere partecipare a pieno titolo alla coalizione di centro che si è andata formando intorno al premier uscente, pensando di poterne correggere in senso liberale l’agenda politica, altrimenti destinata ad aggravare i sacrifici sopportati nell’ultimo anno dagli italiani con nuove fantasiose forme di tassazione, che hanno prosciugato il nostro tessuto produttivo ed impoverito il ceto medio, già storicamente vessato da livelli insopportabili di fiscalità.
Sta di fatto che, smentendo clamorosamente l’originaria e conclamata impostazione degasperiana, aperta al contributo di cattolici e laici, il presidente Monti ha invece preferito rinchiudersi in un fortino esclusivamente cattolico, presidiato dalle ACLI e dalla Comunità di S. Egidio, trascurando il contributo di partiti e movimenti di area liberale, disponibili a riempire di contenuti innovativi le tante riforme necessarie per fare ripartire la crescita del Paese, forse nell’illusione che la presenza di qualche esponente confindustriale potesse supplire in tal senso.

La tradizionale rissa bipolare tra destra e sinistra si è così trasformata in una contesa tripolare, destinata ad allargare la dimensione dello scontro senza migliorarne la qualità, mentre ha inaridito le stesse fonti del pluralismo politico allorché ha lasciato senza rappresentanza quella parte dell’opinione pubblica che fa riferimento ideale ai principi ed alla pratica del liberalismo europeo, proprio nel momento in cui anche la destra e la sinistra dello schieramento politico hanno finito per emarginare del tutto i pochi liberali sopravvissuti politicamente alla diaspora del 1994.

Questa inattesa involuzione ha rafforzato la nostra convinzione di presentare liste autonome per offrire al Paese l’opzione di un riformismo liberale, capace di contrastare il dirigismo statalista di una parte significativa della sinistra, il populismo a buon mercato della parte maggioritaria della destra, il ribellismo antisistema del grillismo, il giustizialismo finalizzato alla promozione politica, il tecnicismo senza anima del governo uscente.
Ne è scaturita la necessità di affrontare queste elezioni in assoluta solitudine, senza alcun paracadute che ci permettesse di essere “nominati” qua e là, come purtroppo ancora consente questa vergognosa legge elettorale, che abbiamo invano tentato di cambiare promuovendo l’iniziativa referendaria poi sottoscritta da 1.210.000 cittadini e purtroppo infrantasi contro la chiusura pregiudiziale della Corte Costituzionale.
Sappiamo quindi che andremo a scontrarci col “mantra” del così detto “voto utile”, che ci verrà apposto tutte le volte che andremo a sollecitare la preferenza per la lista del PLI; a costoro chiederemo se sia stato utile, o non piuttosto dannoso, il voto che hanno dato in passato ai partiti della destra, della sinistra e del centro, tutti impegnati a perseguire le loro egoistiche utilità, a partire dalle oscure operazioni dei grandi gruppi finanziari sino alle miserevoli spese voluttuarie dei singoli protagonisti, mentre il Paese affondava nella crisi più grave del dopoguerra senza che l’intera classe politica mostrasse alcuna capacità di prevenirla o di curarla.

Se quindi non possiamo invocare a nostro favore l’argomento del voto utile, possiamo invece ben a ragione invocare l’opportunità del così detto “voto contro”, perché un
voto dato al PLI è anche un modo ragionato e concreto di esprimersi contro tutti i fenomeni degenerativi che hanno caratterizzato gli ultimi venti anni del nostro Paese.
Chi vota per il PLI deve avere la consapevolezza che il suo è un voto contro tutte le mafie (di sangue e di poltrona), contro lo spregiudicato uso personale delle risorse pubbliche, contro le leggi fatte ad uso e consumo di pochi piuttosto che nell’interesse generale, contro le volgari malversazioni dei politici corrotti e gli sprechi di quelli incapaci, contro il sistema tangentizio che si annida in buona parte delle decisioni del potere politico e di quello finanziario, contro chi fa uso politico della giustizia ma anche contro chi fa uso giudiziario della politica, contro i trasformismi del politico di turno che si ricolloca senza pudore secondo la convenienza del momento; insomma contro tutto ciò che abbiamo dovuto subire in questo sciagurato ventennio e di cui continuiamo a leggere e sentire anche in questi giorni con crescente indignazione.
Ci accingiamo ad affrontare questa campagna elettorale senza godere di alcun contributo pubblico, senza alcun finanziamento privato e senza la più piccola esposizione mediatica su TV, radio e giornali, nazionali e locali, dai quali non emerge neppure la più pallida notizia sulla presenza delle nostre liste, nonostante l’AGCOM (per i media privati) e la Commissione Parlamentare di Vigilanza (per la RAI) abbiano emanato apposite delibere che imporrebbero pari condizioni per tutti i competitori elettorali e che vengono, giorno dopo giorno, puntualmente disattese nell’indifferenza generale.
Lo stesso Corriere della Sera, che ama definirsi il quotidiano “liberale” per antonomasia, ha sin qui evitato accuratamente di informare i suoi lettori anche solo della presenza delle liste liberali in sette circoscrizioni elettorali, mentre i suoi commentatori (qualcuno liberale doc, qualche altro sedicente tale) dissertano su tutto, ma si guardano bene anche solo dall’accennare all’esistenza dell’unico partito italiano che del liberalismo fa esplicita e mai smentita affermazione.
Gli italiani in genere, ed i siciliani in particolare, non vedranno quindi gigantografie del PLI sui muri delle loro città, non potranno ascoltare in televisione candidati liberali, non riusciranno a seguire l’evoluzione settimanale dei sondaggi sulla nostra lista (salvo quelli di Masia sul TG7 di Mentana, e ringrazio entrambi per la generosa attenzione), non avranno modo di leggere sui quotidiani nazionali e locali alcuna notizia che ci riguardi (salvo quelle occasionalmente indotte da qualche amicizia personale che osa sfidare l’ostracismo mediatico che ci avvolge).
Così non dovrebbe essere, ma così è ormai da molti anni, e, non essendo nel nostro costume quello di effettuare forme clamorose e talvolta indecorose di protesta, ce ne siamo fatta una ragione.
Non ci resta che di affidarci al passaparola volenteroso di chi, valutando positivamente la bontà della nostra proposta politica, quale emerge dal nostro programma, deciderà di sostenerci veicolando in tutte le forme possibili (mail, face book, twitter, giornali online, blog personali e di gruppo) il nostro messaggio tra amici e conoscenti, ben sapendo che non potremo dare nulla in cambio se non la serietà dei nostri passati, presenti e futuri comportamenti, che resteranno comunque tali nella vita civile di ogni giorno, anche se, com’è pure prevedibile, non dovesse toccarci la sorte di poterli tradurre in pratica nell’attività del nuovo Parlamento.
Ma il sostegno dei non molti liberali in servizio permanente effettivo non basterà; ed è per questo che ho pensato di indirizzare questa lettera anche a tutti gli indirizzi mail delle persone con cui ho avuto negli ultimi anni occasioni di contatto epistolare, alle quali oso chiedere di inoltrare questa mia lettera alla loro “mailing list”, ben sapendo che molti di loro non si sentiranno in sintonia col messaggio politico che sto lanciando, ma anche sperando che ciascuno di essi vorrà valutare quanto, nella presente situazione, sia attuale la regola aurea del liberalismo, dettata da Voltaire: “non condivido la tua opinione, ma difenderò sino alla morte il tuo diritto ad esprimerla”.
Qui ed oggi, nella società mediatica nella quale siamo immersi, non basta potere esprimere ciò che si pensa, ma occorre anche farlo sapere.
Con un semplice clic di posta elettronica, e così via di seguito, sarà allora possibile creare una catena di solidarietà civica che farà giungere il nostro messaggio politico anche a chi, altrimenti, continuerebbe ad ignorarlo e non potrebbe quindi valutarlo ed eventualmente condividerlo.
Quale che sia il risultato elettorale, desidero che si sappia che stiamo comunque costruendo qualcosa che resterà come testimonianza per il futuro, da consegnare alle nuove generazioni, sperando che possa toccare a loro di trasformarla in una significativa realtà politica, nel solo interesse della nostra Patria italiana, unità e solidale dalle Alpi al Lilibeo, mentre continuiamo a coltivare il progetto dell’Europa Federale, che, nel confino di Ventotene, fu il lucido sogno di Altiero Spinelli ed Ernesto Rossi, e che poi iniziò il suo cammino reale proprio in Sicilia, con la conferenza di Messina del 1955, voluta da quel grande europeista liberale che fu Gaetano Martino.
Abbiamo un grande passato, un presente irto di difficoltà, un futuro tutto da costruire, senza attenderci nulla che non sia la soddisfazione di avere compiuto il nostro dovere verso noi stessi e verso la società.
Il nostro compito, qui ed oggi, è quello di dirci e di essere liberali e basta, nelle idee, nei programmi, nei comportamenti: ieri, come oggi, e come domani!

Con viva cordialità
Enzo Palumbo

Politiche 2013 – I candidati “Liberali per l’Italia-PLI”

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