La crisi dell’Italia è politica non economica
“Gli attacchi della speculazione finanziaria da parte della stampa e di molte autorità politiche internazionali, ivi compresi settori della Bce e della Commissione Europea, non riguardano, in realtà, la solidità economica dell’Italia ma la scarsa credibilità del Governo. Durante la deprecata Prima Repubblica, – ha affermato Stefano de Luca, Segretario Nazionale del PLI – di fronte ad una simile situazione, qualunque Gabinetto avrebbe rassegnato le dimissioni. In una Società Aperta di stampo liberale, come ha insegnato Karl Popper, la misura della libertà di un Paese è basata sul valore delle singole libertà di critica dei cittadini. L’attuale Governo, per il solo fatto di detenere una maggioranza parlamentare basata sui nominati, che certamente non verrebbero rieletti, ritiene di avere una piena legittimazione. Non è così. I processi che sovrintendono alle Democrazie Liberali sono molto più complessi. Anche lo stesso pareggio di bilancio non è un semplice fatto matematico. Si spiega così che Paesi, come gli Stati Uniti, con un deficit molto maggiore di quello italiano e con un enorme debito pubblico occulto, riscuotono credibilità, al contrario del nostro. Non si tratta quindi di pensare ad altre manovre aggiuntive, ma è necessaria un svolta radicale per tagliare le spese inutili, vendere beni mobili e immobili di proprietà statale e rilanciare l’economia restituendo fiducia agli investitori.”