La barbarie della violenza
L’onda lunga della protesta viene da lontano, generata dalla crisi economica mondiale, che produce disagio sociale, disoccupazione, rabbia, disperazione.
In Italia essa ha assunto forme di una violenza inusitata, con cui la città di Roma è stata messa a ferro e fuoco. Guardare quelle immagini alla TV faceva paura. Come può in molti giovani esplodere una simile voglia distruttiva? Non può che essere supportata da un odio profondo e represso, contro tutto e contro tutti, cominciando dai genitori che li hanno messi al mondo, per poi rivolgersi verso le Istituzioni, la classe politica e quella dirigente più in generale, l’opulenza, chiunque lavora e produce, tutti ritenuti responsabili di aver rubato il futuro ad una intera generazione giovanile.
Un odio a lungo represso, covato, coltivato, accarezzato, un odio totale, che ha bisogno di esprimersi attraverso lo sfogo fisico di compiere atti distruttivi, portando l’aggressione nei confronti un nemico, che, non essendo chiaramente individuato, finisce con l’essere contro tutti.
Una esplosione simile, negli anni settanta aveva il supporto ideologico del comunismo ed era stata preparata, nelle Università e nei movimenti estremisti, da quelli che furono chiamati i cattivi maestri. Oggi, viene istintivo chiedersi, chi e in nome di che cosa, li ha spinti? Forse nessuno. Il seme dell’odio corre su internet, ma soprattutto nella becera e pericolosissima azione, probabilmente inconsapevole del danno che può produrre, di un intero sistema mediatico, che ha preparato il brodo di cottura della rivolta sociale e generazionale, sollevando il tema, certamente in qualche misura reale, ma in grandissima parte esasperato, della Casta. Questa diventa quindi il nemico da abbattere, non solo politicamente, ma fisicamente. Essa ha un profilo non bene individuato, fino al punto da dilatarsi e comprendere tutto ciò che appare come altro, quindi quasi l’intera società. Non c’è più, come in passato, il supporto dell’ideologia, l’odio di classe, ma una generica invidia sociale, che deriva dal senso di esclusione e genera una voglia irrefrenabile di vendetta.
Ieri è andata in scena non una manifestazione di piazza. Il ruolo dei manifestanti pacifici era soltanto di contorno, mentre, freddamente, cinicamente, le avanguardie organizzate e motivate, convinte di imporre la linea e la guida del movimenti, hanno realizzato un vero e proprio atto insurrezionale. Leggendo i giornali degli ultimi tempi, tutto questo appariva scritto nel destino.
D’altronde, se la politica perde autorevolezza e credibilità, immiserendosi in meschine polemiche e non rivelando alcuna capacità di cogliere il disagio del Paese, dimostra di essere impotente e non in grado di guidarlo: è quindi quasi inevitabile che esploda l’estremismo.
Finora si sono fortunatamente registrati soltanto danneggiamenti e feriti, anche gravi, ma il rischio è che, alla prossima occasione, si possano contare delle vittime. La faziosità cieca da cui è pervasa la politica italiana, non poteva che produrre fenomeni di violenza e distruzione.
L’estremismo, contagiato da un passa parola che corre su internet su scala mondiale, dove, come in Italia, la crisi è più acuta e la classe dirigente meno credibile, produce fenomeni più pericolosi e cruenti. Quando le Istituzioni democratiche hanno perduto ogni prestigio e non sanno trovare la coesione per dare il necessario affidamento, le minoranze sediziose prendono il sopravvento, anche a causa dell’indifferenza di una maggioranza delusa, che non trova sufficiente motivazione per difendere le lo Stato ed isolare la violenza barbarica della piazza.
Purtroppo non è finita. Temiamo anzi che si tratti solo dell’inizio di una escalation, che potrebbe diffondersi a macchia d’olio in tutto il Paese e condurre ad atti ancora più gravi, facendoci tornare a vivere il panico delle stagioni stragiste, che hanno insanguinato, a più riprese, le nostre piazze.
Coloro che hanno la responsabilità politica di rappresentare e guidare il Paese, nel ruolo di maggioranza od opposizione, non importa, tutti insieme, devono ascoltare il monito che viene dal Capo dello Stato, unica autorità indiscussa e di assoluto prestigio nazionale ed internazionale: essi devono siglare immediatamente un patto per il salvataggio della Democrazia ed il presidio della libertà di tutti.
Bisogna, con pugno di ferro, isolare e punire in modo esemplare i protagonisti della barbarie violenta, ma, allo stesso tempo, in un clima di grande unità e concordia, mettere in campo concrete iniziative per dare risposte a quella parte della generazione giovanile, che, pur non essendo stata contagiata dalla voglia distruttiva dei facinorosi, tuttavia ha manifestato il proprio disagio ed è sull’orlo della disperazione. Bisogna pensare a loro e fare subito qualcosa perché possa in essi riaccendersi la speranza di un futuro, rinascere la voglia di vivere l’avventura meravigliosa della vita, nelle dignità e nella libertà, senza bruciarla nella sterile protesta nichilista.
Tratto da Rivoluzione Liberale