“Il dilemma della politica per contenere la crisi del debito sovrano” di Carlo Scognamiglio Pasini

La pressione dei mercati finanziari internazionali e quella dei governi alleati hanno fatto comprendere al governo italiano che l’astuzia di scaricare sulla prossima legislatura la maggior parte dell’onere per azzerare il deficit fiscale si dimostrava soltanto una mancata assunzione di responsabilità che avrebbe determinato costi insostenibili dovuti alla crescita del differenziale dei tassi di interesse.

Abbiamo ora a disposizione un anno soltanto per comprendere che né i tagli di spesa – per quanto utili e necessari – né l’aumento della pressione fiscale attraverso l’incremento dell’aliquota IVA sarebbero sufficienti per risolvere il problema. Perciò, considerando che all’origine dei guai italiani vi è l’entità del debito pubblico e non quella del disavanzo, già da ora comincia a materializzarsi lo spettro di una patrimoniale sui beni mobili e immobili dei privati che viene presentato sottovoce come un evento ineluttabile per mantenere la solvibilità del debito pubblico, la cui esecuzione potrebbe essere eventualmente affidata a un governo “tecnico”, cioè non responsabile verso gli elettori.

Per essere efficace il gettito dell’imposta sui patrimoni dovrebbe ridurre di almeno un terzo la consistenza del debito pubblico: si tratta di 600 miliardi di euro che corrisponderebbero a circa 40.000 euro per ciascun nucleo famigliare di quattro persone. L’effetto, in definitiva, sarebbe quello di fare indebitare i privati per sostenere il debito pubblico.

Ma questa prospettiva non è senza alternative. La cifra necessaria a rendere sostenibile il debito pubblico corrisponde a quanto le stime disponibili dicono che la pubblica amministrazione potrebbe ottenere con una ripresa della politica delle privatizzazioni del patrimonio pubblico di aziende e immobili. Perciò è necessario che sino da ora sia chiarito che la sola alternativa che sussiste realisticamente di fronte alla crisi del debito pubblico italiano è: patrimoniale o privatizzazioni?

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