Gubbio:il PLI presenta il libro del Professore Carlo Pelanda

Gubbio:il PLI presenta il libro del Professore Carlo Pelanda

GUBBIO: IL NUOVO PLI PRESENTA IL LIBRO DEL PROFESSORE CARLO PELANDA

Gubbio: sabato scorso presso la Societa’ Operaia, il PLI ha organizzato un incontro culturale di presentazione del libro del Professore Carlo Pelanda.

Sabato 13 gennaio alle ore 17, presso la Società Operaia, il Partito Liberale Italiano ha organizzato un incontro culturale di presentazione del libro del Professore Carlo Pelanda intitolato: “Strategie 2028. Progetto interno ed esterno per invertire il declino dell’Italia.” All’incontro, che ha visto un’ottima partecipazione di pubblico, hanno presenziato, tra gli altri, l’onorevole Catia Polidori e il Sindaco Filippo M. Stirati che ha rivolto un saluto istituzionale ai presenti. Il Professore Pelanda dell’università di Oxford, economista e stratega politico/economico di esperienza e fama internazionale, nel suo libro ha previsto 4 trasformazioni (Nuovo progetto nazionale, dall’ingovernabilità alla governabilità, dal welfare passivo a quello attivo, dalla sovranità debole a quella convergente e contributiva) per invertire il declino italiano. Inutile dire che i valori liberali sono al centro di questo progetto.

 

 

Presentazione del libro del Prof. Carlo  Pelanda: “Strategia 2028. Progetto interno ed esterno per invertire il declino dell’Italia”. Gubbio del 13 gennaio 2018.

E’ difficile commentare dopo la lezione magistrale del Prof. Carlo Pelanda a cui ho assistito, ma desidero condividere almeno tre riflessioni.

La prima di queste risiede  nell’ammissione fatta dal Professore , proprio all’inizio della presentazione, di avere scritto il libro con  pregiudizio politico  di tipo liberale. Ho riflettuto molto sul significato di “pregiudizio liberale” e sono giunto alla conclusione che si tratta di  quell’atteggiamento, tipico delle autentiche forze liberali, che considera prioritario l’individuo e la sua libertà indipendentemente  dalla propria  appartenenza di gruppo, sia essa di carattere politico, religioso, di ceto o di categoria sociale e forse anche a discapito di essa. E ciò nella convinzione che non esiste un mercato libero senza un individuo libero. Mercato libero e individui liberi sono anche la premessa affinché possano sorgere istituzioni autenticamente democratiche. Non a caso il Professore ci ha parlato di uno scenario futuro, dove si confronteranno Istituzioni democratiche a capitalismo di massa o diffuso in mercati liberalizzati e Istituzioni autoritarie a capitalismo selettivo dove poco spazio è lasciato alla libertà dell’individuo. Sostenere le forze liberali vuol dire sostenere il fronte democratico contro quello di tipo autoritario.

La seconda riflessione riguarda il seguente  passaggio, a pag. 29 del libro, che cito testualmente: “Infatti, la massa abnorme di popolazione che vive di Stato, tende a comprimere la pur maggiore, ma meno compatta, massa del ceto produttivo che vive di mercato” e il collegamento con la mia Regione. Gli umbri conoscono bene questa situazione perché la vivono quotidianamente. Tanto è vero che, come riportato in un articolo del Giornale dell’Umbria dell’11 luglio del 2015, la Corte dei Conti, a proposito del rendiconto generale dell’amministrazione regionale per l’esercizio finanziario 2014, rilevava che l’istituzione Regione avesse un rapporto tra dirigenti e impiegati pubblici di 1 a 3. Se pensiamo che nel settore privato questo rapporto in media è di 1 a 10 se non di 1 a 15, possiamo facilmente immaginare quale risparmio di risorse si potrebbe ottenere da una “semplice” razionalizzazione amministrativa dell’apparato regionale verso settori che ne hanno più bisogno se si desse forza alle idee liberali, meglio di altre sarebbero  in grado di attuare le auspicate razionalizzazioni perché nel DNA c’è quell’approccio manageriale che atri formazioni non hanno o non possono avere.

La terza e ultima riflessione riguarda l’assenza o l’estrema debolezza, lamentata dal Professore, di un progetto nazionale democratico nel nostro Paese. Questa è essenzialmente dovuta alla presenza in Italia di due culture dominanti che non hanno nel proprio DNA l’interesse nazionale. Infatti per ragioni opposte, quella di tipo comunista ha un’ideologia internazionalista, quella cattolica ne ha invece una di tipo universale. A mancare è proprio la cultura di tipo liberale che  è stata   promotrice dell’Unità e dell’Indipendenza dell’Italia e reca in sé   il naturale sostegno a quella sovranità nazionale senza però chiudersi in un cieco protezionismo. Non a caso il Professore lamenta la mancanza  di un “interesse nazionale” estroverso e cioè  in grado di collaborare in modo contributivo e convergente con le altre Nazioni democratiche, per mantenere il necessario peso strategico internazionale. In definitiva sostenere le forze liberali vuol dire favorire il progetto nazionale democratico estroverso auspicato dal Prof. Pelanda. Centralità dell’individuo, approccio manageriale ai problemi, interesse nazionale estroverso sono le qualità che serviranno a invertire il declino economico e morale dell’Italia e che i veri liberali ritengono di rappresentare meglio di altri. Grazie per la vostra attenzione.

 

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