Eticità del ritorno a scelte identitarie

Il PLI ha perseguito con caparbia volontà il disegno di superare la disastrosa politica padronale e leaderista dell’ultimo ventennio, per restituire agli elettori un’offerta fondata sui valori fondanti di ciascun soggetto politico e su programmi ad essi strettamente connessi, che conseguentemente non potrebbero essere trascurati e dimenticati dopo le elezioni, in quanto frutto della stessa ragion d’essere di ciascun movimento.
L’ostilità verso una tale impostazione per chi tendeva a conquistare un bottino elettorale da sfruttare esclusivamente per i propri obiettivi di potere, ha imposto ad un sistema informativo totalmente asservito, di ignorare ogni opzione identitaria, trasformando la contesa  in un barbarico scontro tra una presunta destra ed una presunta sinistra ed, all’interno di esse, puntando sulla suggestione agonistica dei duelli fra coloro che il palco scenico mediatico aveva promosso al rango di leaders, i quali sovente si sono rivelati mediocri personaggi.
La prossima fuoruscita dal Parlamento ed il conseguente ridimensionamento di Berlusconi, che è stato il maggiore protagonista di tale stagione, consentirà un effimero, molto probabile, successo di Renzi, che tuttavia, oltre a non avere la necessaria statura, entrerà in un insanabile conflitto nei confronti del suo stesso partito, con il quale palesemente non appare in sintonia. Si apriranno quindi  grandi spazi ad una nuova stagione contraddistinta dal ritorno in campo di formazioni identitarie, che determinerà, auspicabilmente, l’archiviazione  progressiva dell’esperienza fondata sulle risse per il potere, sugli slogan privi di significato e sulla sovraesposizione mediatica.
L’avvio di un complesso percorso federativo per la costituzione di un soggetto politico liberale, promossa dal PLI insieme a Fare per fermare il declino e ad altri movimenti, sta riscuotendo notevole successo e, nelle prossime settimane, registrerà significative adesioni di personalità, gruppi  e associazioni,  radicate nel territorio o legate ad obiettivi tematici, ma, al medesimo tempo, accelererà il processo di smottamento e divisione dei principali partiti presenti in Parlamento, tutti in fase di irreversibile decomposizione e dalla quale sorgeranno nuove formazioni politiche, costruite intorno a principi condivisi, piuttosto che sulla fedeltà ad un capo. Sarà una fase difficile in cui occorrerà molta pazienza per riabituare gli italiani ad unirsi per le affinità, anziché sulla base di un arruolamento, privo di  collante valoriale e finalizzato soltanto a sostenere un uomo solo al comando, cui affidare il destino del Paese.
L’esperienza dell’elezione diretta del sindaco è cosa totalmente diversa, sia per il rapporto di naturale vicinanza del primo cittadino con la propria comunità, che comporta una elevata possibilità di controllo diretto della qualità del lavoro svolto, sia per la regola del limite di due mandati consecutivi al massimo. L’uomo del destino al vertice della nazione è stato già sperimentato con infausti risultati nel nostro Paese e ci auguriamo che nessuno abbia nostalgia di quella esperienza, che ha prodotto la perdita della libertà per un ventennio e la catastrofe della guerra con le sue devastazioni.
Soltanto una consistente e determinata formazione politica liberale, potrà imporre il decisivo superamento del corporativismo dominate, che ha prodotto l’esplosione senza controllo della spesa pubblica e del conseguente debito statale. Il bilancio dello Stato non potrà mai essere risanato, senza un intervento con la scure per eliminare burocrazia, statalismo economico improduttivo, spese clientelari, strutture pubbliche inutili, Enti, Aziende e Società a capitale pubblico, guidate dalla peggiore politica, compromessi con la delinquenza organizzata, nonché sprechi e corruzione. Per realizzare tale obiettivo, bisogna espellere dalle stanze del potere tutti gli attori che vi si sono avvicendati nell’ultimo ventennio e frenare il potere lobbistico di corporazioni, sindacati, stampa sovvenzionata o camuffata da presunto servizio pubblico, apparati amministrativi inutili, che si sono rivelati, tutti,
caudatari di un sistema fondato sul privilegio e sull’abuso. Tali parassiti  hanno distrutto in maniera improduttiva un enorme quantità di risorse, che, invece, avrebbero potuto e dovuto essere indirizzate per lo sviluppo, alleggerendo da un lato, il carico fiscale e, dall’altro, incentivando gl’investimenti produttivi.
Il PLI, nella costituenda federazione, intende rappresentare la coscienza critica ed assicurare la cifra di una stagione di effettivo cambiamento radicale,  scommettendo su un rigido ancoraggio ad idee e programmi rigorosamente liberali.  Il nuovo progetto dovrà quindi avere come collante una precisa visione culturale, esercitando un’attenta vigilanza per evitare il perpetuarsi del tentativo di  assalto al denaro pubblico da parte dei soliti opportunisti, motivati esclusivamente dal desiderio di fare carriera. La politica infatti non deve essere questo, ma passione civile, missione sociale, voglia di futuro per la propria comunità nazionale.

Tratto da Rivoluzione Liberale

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