Documento politico approvato dal Consiglio Nazionale del 22 maggio 2010
Il Consiglio Nazionale del Partito Liberale Italiano (PLI), riunito in Roma il 21 e 22 maggio 2010, approva la relazione del Segretario Nazionale on. Stefano de Luca ed il seguente
documento politico
L’Italia sta attraversando una crisi economica e finanziaria di proporzioni epocali, proprio mentre l’Europa dimostra tutta la sua debolezza politica.
I provvedimenti assunti in sede comunitaria, tardivi per gli Stati in difficoltà e poco convincenti per i mercati mondiali, non affrontano il punto debole dell’Europa, e cioè la mancanza di una reale capacità di direzione politica, rimasta riservata agli Stati Nazionali, che si regolano sulla base delle proprie convenienze.
E tutto ciò mentre in Italia si registra una crisi valoriale e di etica pubblica senza precedenti.
Gli scandali di cui ogni giorno leggiamo con indignazione, ma senza sorpresa, sono la naturale conseguenza del degrado morale della società, che trova la sua emblematica rappresentazione in un ceto politico selezionato per cooptazione, solo in base alla disponibilità all’obbedienza ed alla fedeltà verso il capo di turno.
Per affrontare un’emergenza di tale gravità sarebbe necessario una patto civico tra tutti coloro che avvertono il dovere di rifondare l’unità morale della nostra società, ciascuno pronto a dividersi sul piano delle proposte, ma disposto a condividere almeno la convinzione che occorre restare uniti nella doppia fedeltà all’Italia ed all’Europa, cioè alla Patria di oggi ed a quella di domani.
A tal fine, la prima necessità è quella di arrestare la marcia verso la disgregazione dell’Italia, che deve invece essere tanto più unita al suo interno proprio perché è chiamata alla sfida della rifondazione dell’Europa dei Popoli.
Il Partito Liberale Italiano ritiene che occorre andare oltre la linea emergenziale del rigore, inevitabile nell’immediato ma non sufficiente.
Senza alcuna demonizzazione della politica, che è e resta impegno intellettuale fondamentale per il governo della società, occorre affrontare il tema più generale della sua moralità, mettendo fine agli sprechi di Stato a favore dei pochi privilegiati, politici o burocrati di ogni grado, i quali, nel sistema delle spoglie e nel favore dello sponsor di turno, hanno colto l’opportunità di ritagliarsi fette sempre più larghe di potere e di illeciti guadagni.
La proposta di ridurre indennità parlamentari e ministeriali è certamente positiva, per il segnale che dà al Paese, ma non risolve nulla, se non si decide contemporaneamente di:
1) modificare l’attuale indecorosa legge elettorale per il Parlamento (ripristinando almeno la possibilità di scelta dei candidati attraverso i collegi), per la quale il PLI assumerà una specifica iniziativa referendaria;
2) eliminare gli enti inutili (a partire da comunità montane e province), accorpare i piccoli comuni e ridurre drasticamente il numero di consiglieri ed assessori;
3) azzerare le partecipazioni statali e locali, che di pubblico hanno solo i soldi che le finanziano e non gli scopi che perseguono;
4) espellere la politica dalla sanità, la cui gestione deve basarsi sulla serietà e trasparenza degli accessi e sulla predeterminazione di costi standard per fornitura e prestazioni;
5) azzerare le consulenze milionarie, che rappresentano il nuovo modo di ricompensare i compagni di merenda di governanti locali e nazionali;
6) bloccare la pratica perversa dello spoil system, che ha finito col moltiplicare il numero dei dirigenti pubblici senza accrescere di una virgola l’efficienza della Pubblica Amministrazione, alla quale va invece restituita la terzietà sancita dalla Costituzione.
7) chiudere definitivamente, una volta per tutte e con un provvedimento generale ed astratto, la mortificante e costosa pratica del precariato, dando una prospettiva di vita a tanti giovani e svincolandoli dalla riconoscenza verso il tutore del passato e dalla fedeltà verso quello dell’attualità;
8) ridare fiato ai consumi e quindi alla ripresa dell’economia, garantendo libera concorrenza nel mercato, consapevole assunzione del rischio d’impresa e riconoscimento del merito.
9) ridurre drasticamente la pressione fiscale, ormai divenuta insopportabile se non per gli evasori;
10) introdurre severe norme anticorruzione e favorire, piuttosto che impedire, il controllo dell’opinione pubblica, per la quale va garantita un’informazione libera da vincoli incostituzionali.
I liberali ritengono che una linea del genere, tanto necessaria quanto impopolare, almeno nella fase iniziale, sarà possibile soltanto con un’ampia coalizione civica di emergenza nazionale, che veda insieme, per il tempo necessario, tutti coloro che, senza rinunziare ai rispettivi orientamenti politici, siano tuttavia disponibili a fare convergere il loro impegno, adeguando i propri comportamenti in ragione della gravità della situazione economica e morale dell’Italia e della crisi dell’Europa.