Assalti al pubblico denaro: gli impianti fotovoltaici, di Mario Rampichini
Desidero segnalare un bell’esempio di spreco del pubblico denaro, di cui molti, forse la maggior parte, non si avvedono e che è necessario combattere per evitare che si perpetui e si aggravi. Si tratta degli impianti fotovoltaici.
Il Giornale del 9/5/2010 ha pubblicato una lettera aperta al Presidente della Repubblica e al Presidente del Consiglio, che espone chiaramente i motivi, inoppugnabili, per cui il governo e gli enti locali dovrebbero eliminare ogni forma di sovvenzione o incentivo a tali impianti. Riporto di seguito i passi più significativi (il testo completo è disponibile su www.21mosecolo.it , dove la si può sottoscrivere).“…
[gli impianti fotovoltaici] sono una inutilità tecnica ed un disastro economico.
Sono una inutilità tecnica perché nessuna potenza installata fotovoltaica potrà sostituire alcuna potenza convenzionale. …
è concepibile la chiusura di anche un solo GW di questi impianti convenzionali in seguito all’apertura di 1, 10, 100 o 1000 GW fotovoltaici? La risposta è NO: quando il sole non brilla (e il sole non brilla fra il tramonto e l’alba!) questi impianti contano zero, come se non ci fossero; …
Sono un disastro economico perché installare un impianto convenzionale che eroghi 1 GW-anno l’anno di energia elettrica richiede un impegno che va da € 1 miliardo a € 3 miliardi …. Installare un impianto fotovoltaico di pari capacità produttiva richiede un impegno economico superiore a € 50 miliardi!
…
E sono, infine, un inganno. Per aggirare il fallimento economico (quello tecnico non è aggirabile), si è predisposta in Italia una legge, nota come Conto-energia, che garantisce di avere remunerato il kWh da fotovoltaico anche oltre il 600%della quotazione del kWh alla Borsa elettrica. …
Per farla breve, il Conto-energia è un “meraviglioso” meccanismo che consente di trasferire denaro dalle tasche degli utenti elettrici a quelle dei produttori/installatori di questi inutili impianti, per metà, e delle Banche, per l’altra metà.