Dichiarazione dell'On. Stefano de Luca, Seg. nazionale del PLI
Del primo governo Berlusconi nel ’94 facevano parte almeno cinque ministri di formazione culturale liberale, in quello odierno non ce ne è alcuno, mentre vi sono ben cinque ex socialisti. Questo spiega lo scambio di complimenti con l’opposizione del PD. Indipendentemente dalla competizione per la gestione del potere, infatti, sul piano pragmatico, i due maggiori partiti si assomigliano sempre dippiù e si avviano a condividere una politica economica di stampo neostatalista ed a concordare su un progetto di riforma istituzionale di stampo peronista e plebiscitario, superando l’attuale impianto parlamentare. Nel giorno in cui è stata inaugurata dal Capo dello Stato la grande mostra di documenti e testimonianze per il sessantesimo della elezione a Capo dello Stato di Einaudi, la sua visione liberale e liberista appare del tutto abbandonata. Fino a ieri tutti, o comunque troppi, si dichiaravano liberali, improvvisamente, oggi, cambiata la moda, non lo è più nessuno.
Questa brusca inversione è un effetto naturale della politica di plastica, esclusivamente pragmatica, senza alcun ancoraggio a motivazioni ideali e a valori. Il PLI resta l’unico difensore della tradizione culturale liberale e quindi del mercato, della libera iniziativa, della concorrenza, del merito, della democrazia partecipativa, della separazione dei poteri.
Questa è insieme una responsabilità, ma anche una opportunità per i liberali di riappropriarsi di tematiche che hanno sempre connotato le loro battaglie politiche, consentendo di riaggregare nel PLI forze che negli ultimi anni avevano di volta in volta, ritenuto di potersi ritrovare in alcuni accenti liberisti della destra berlusconiana o nei fumosi richiami Kennediani di Veltroni. Le elezioni europee, senza l’equivoco del cosiddetto “voto utile” per il governo, consentiranno un confronto più libero e gli elettori potranno scegliere se collocarsi, tra le grandi famiglie europee, con la destra conservatrice, con la sinistra socialista o col centro riformatore liberale.
Il PLI, erede della grande tradizione del pensiero di Luigi Einaudi, ricordato oggi solo per un giorno, intende, invece, perpetuare, con la propria presenza nel contesto politico nazionale ed europeo, i valori contenuti nelle sue “prediche inutili”, oggi più che mai attuali e trarne insegnamento per una Italia più liberale, partendo dallo “scrittoio del Presidente”.