11 settembre, tra commozione e speranza
Ricorre oggi il decennale della azione più tremenda della storia contemporanea. Una crudeltà superata soltanto dal dramma dell’Olocausto. Nessuno di noi potrà mai cancellare quelle drammatiche immagini, viste in diretta televisiva, che hanno dato l’esatta misura di quale sia il livello di barbarie cui può degradarsi l’essere umano in preda all’esaltazione terroristica.
Molti pensarono in quelle ore che ci trovavamo di fronte ad una nuova Pearl Harbor, più crudele e distruttiva, che avrebbe potuto innescare la Terza Guerra Mondiale. Dobbiamo alla dignitosa compostezza ed al realismo del popolo americano, così duramente colpito, se gli eventi non sono precipitati. Tuttavia, per molto tempo l’intera umanità ha vissuto sotto l’incubo di uno “scontro di civiltà” planetario, che avrebbe potuto essere distruttivo e letale. Molti, sbagliando, avevano finito con l’identificare Al Qaeda, per quanto forte e ramificata, con l’intero Mondo islamico. Per fortuna i fatti si sono incaricati di dimostrare che invece questo ne era la prima vittima, perché la vera forza dell’organizzazione terroristica risiedeva nella alleanza con le dittature degli Stati Canaglia, con le quali condivideva l’ostilità al Mondo Occidentale.
Per un decennio, quindi, oltre al dolore per quei nostri fratelli, vittime innocenti ed al ricordo delle atroci immagini di chi ha preferito lanciarsi nel vuoto che bruciare vivo, ci siamo portati dentro la immensa paura che quel drammatico evento potesse determinare un conflitto, che avrebbe potuto distruggere la società, alla quale apparteniamo e che consideriamo il modello di organizzazione sociale e politica più evoluto della Storia.
Nella ricorrenza del decennale, rendiamo omaggio alle vittime e sentiamo riaprirsi nel nostro cuore la ferita per la inaccettabile ingiustizia del loro sacrificio. Assisteremo quindi con commozione alla cerimonia di inaugurazione del Memorial con l’acqua che scorre perennemente nelle antiche fondamenta delle Torri Gemelle.
Come quello dell’apertura del sacrario dell’Olocausto ad Auchwitz, tale monumento rappresenterà per le prossime generazioni un simbolo della tenace forza della libertà.
Allo stesso tempo guarderemo con rinnovata fiducia alla ricostruzione del nuovo World Trade Center con la sua significativa Freedom Tower. Ci sforzeremo di far sbiadire nella nostra memoria il ricordo dell’orrore, per concentrarci nella commozione e nella speranza.
Rispetto all’11 settembre di dieci anni fa, in cui l’avvenire appariva denso di orribili nubi, come una scure di violenza, di tragedie, di guerra, oggi la tenace pianta della libertà sembra aver preso di nuovo il sopravvento. Tutto ciò non soltanto per i mortali colpi subiti dal terrorismo, compresa la uccisione del suo indiscusso capo, Osama Bin Laden, perché esso rimane forte e pericolosissimo. Neppure perché il Mondo Libero ha organizzato una rete di contrasto e investigativa più efficiente, ma perché confidiamo nel suo isolamento all’interno del mondo arabo.
Le rivoluzioni popolari in atto in molti Paesi di quell’area, sembrano chiaramente muoversi nel segno del rifiuto del fondamentalismo, alla ricerca di democrazia, libertà, modernità, benessere: quindi pace.
Grazie a questa nuova speranza, senza dimenticare il brutale attacco portato alla nostra civiltà dalla setta del male, saremo in grado di cancellare dalla nostra mente la espressione ground zero, che ha tristemente segnato l’inizio del terzo millennio. Potremo invece tentare di identificare nel nuovo World trade center e nella sua splendida freedom tower, il simbolo di una New York, che risorge e che, ancora una volta, si pone come esempio per tutte le democrazie liberali.
La lezione dell’11 settembre ci impone una sempre maggiore vigilanza e una forza militare e di intelligence adeguata alle sfide che i nemici del progresso e della libertà potrebbero portare in futuro, ma ci dimostra che ancora più forte è il potere di persuasione per conquistare le menti ed il cuore dei popoli, come dimostrano i recenti avvenimenti in molti Paesi musulmani.
Le quasi tremila vittime innocenti resteranno nel nostro ricordo come coloro che ingiustamente hanno pagato il prezzo della nostra futura libertà.